Ski touring nel cuore del Parco delle Aree Protette Alpi Marittime e del Parco Nazionale del Mercantour

Era un inverno non troppo nevoso e piuttosto mite, ci sentiamo per organizzare una serata in palestra ad arrampicare e per capire quale programma ognuno di noi avesse per il week end. Lollo mi comunica che, dato le previsioni meteo buone e le condizione neve che lo permettono, insieme a Xavier, stavano pensando a una mini traversata con gli sci in Alta Valle Gesso e mi chiede se volessi partecipare anche perché io perché ero quello che meglio conosceva quel territorio.
Così, prima di andare a indurire gli avambracci in palestra, ci ritroviamo con cartina alla mano e smartphone pronti a ricercare informazioni utili per l’avventura che avremmo provato a compiere. Mi esalta studiare itinerari in montagna, avventure che prevedono un po’ di logistica, ma non è mai facile farlo perché per uno “ski touring“ in totale autonomia – o quasi – bisogna tenere in considerazione tantissime varianti: il meteo e il pericolo valanghe in primis, poi le eventuali vie di fuga d’ emergenza che son ripieghi strategici nel caso in cui il meteo dovesse cambiare velocemente, poi ancora c’è da considerare il dislivello totale e come distribuirlo nei vari giorni, tenendo bene a mente il carico dello zaino, il cibo e l’attrezzatura, lo stato degli ambienti invernali dei rifugi e l’analisi dei punti d’ appoggio.
Arrivo al meeting con un’idea possibile di itinerario da analizzare insieme, giusto un paio di modifiche e via, è deciso, le condizioni ci sono, il piano c’è, e non ci resta che metterci in contatto con i gestori del Rifugio Questa e del Rifugio Remondino per avere informazioni sullo stato dei bivacchi invernali. Ci piace l’idea di fare 2 notti in autonomia e una notte al Rifugio Madone de Fenetre, dove li ci attenderà il rifugista, con una buona cena, il suo genepy e soprattutto un letto al caldo!

Alla partenza gli zaini son belli gonfi, circa 13 kg a testa.

L’itinerario prevede:
day 1: salita da Tetti Gaina al rif. Questa (ovviamente tappa birra obbligatoria dagli amici del Valasco) – 14 km 1400d+ circa.
day 2: dal rif. Questa verso il passo Margiola, discesa verso il lago Negrè, risalita al colle di Fremamorta, discesa al Pian della casa del Re , risalita al rif. Remondino – 16 km 1650 d+ circa.
day 3: rif. Remondino, cima Ghilliè, discesa al rif. Cougourde risalita al Pas des Ladres, rif. Madone de Fenestre – 18,5 km 1300 D+ circa .
day 4: rif. Madone de Fenestre, balcone di Gelas canale est e cima Gelas, discesa su Lac Long, salita per un canalino sud-ovest sotto Maledia e lunga discesa verso il Pian del Rasur, passando sotto il biv. Moncalieri con arrivo alla Diga della Piastra a Entracque.

DAY 1

La mattina del primo giorno lasciamo un’ auto poco oltre alla Diga della Piastra, su autorizzazione telefonica del vigile comunale. Arrivati con la seconda auto a tetti Gaina, ancora all’ombra, ci prepariamo. Pelli montate e via! Partiamo carichi, in tutti i sensi, verso il Rifugio Valasco e a quell’avventura che ci attendeva. Valasco, tappa birra al sole caldo e poi, nel primo pomeriggio, si riparte per il Rifugio Questa.
Arriviamo al Questa quando il sole sta per nascondersi dietro alle montagne, il Lago delle Portette ricoperto di neve. Si respira aria fredda, aria di libertà, e intorno ci sono un silenzio e una pace che fanno bene all’anima. Il cielo si prepara al tramonto e le luci cambiano i nostri sorrisi, riempiendo di splendore i nostri occhi. In poco tempo la temperatura scende sotto lo 0 termico e io scatto qualche foto

All’interno del rifugio ci sono un paio di gradi sopra lo 0, nessuna stufa, ma solo coperte, niente luce, ma frontali e candele. Sciogliamo la neve sul fornellino per avere l’acqua calda, ci mettiamo dei sacchetti di nylon ai piedi dentro le scarpette degli scarponi per tenerci al caldo, chiacchieriamo, beviamo del vino e prepariamo la cena. Le pelli degli sci, ancora montate sugli assi, provano ad asciugare un po’.
Andiamo a dormire con la temperatura sotto 0, ma i sacchi a pelo e le coperte ci terranno al caldo tutta la notte .

DAY 2

Sveglia presto, esco prima di tutti per scattare le prime foto a una sunrise da urlo, poi colazione e via che si parte direzione passo Margiola.

All’inizio della valletta che porta al passo ci sarebbe la possibilità, virando verso est, di spostarsi verso il Vallone di Prefouns, con una deviazione di un paio di ore ci è venuta una mezza idea di provare il canale di Tablasses, ma non era in condizioni, e allora si continua per l’itinerario prefissato. Arrivati al passo Margiola, è il momento di scendere in Francia nel parco del Mercantour, la prima parte di canale verso il Lac Negrè – esposizone sud – è secco, 10 m a piedi tra sfasciumi e neve e, appena possibile, di nuovo sci ai piedi. La discesa si fa più rapida la neve molla il giusto, a tratti croccante, a tratti si fa pennellare con scioltezza. Dolci pendii verso il lago, che godere!

Il lago coperto da un buono strato di neve e ghiaccio ci permette per un breve tratto di sciarlo, poi tra abeti sparsi e massi qua e là arriviamo nel punto in cui dobbiamo ripellare e risalire verso il colle di Fremamorta .
Al colle il panorama sulla nostra amata Valle Gesso ci fa emozionare – pensare alla prossima risalita un po’ meno -, ma prima ci aspetta un discesone e siamo super gasati! Un po’ di farina finalmente, poi trasformata, poi di nuovo farina, si scivola verso il Pian della casa del Re, prima su pendii un po’ più ripidi poi tra larghi e dolci canali e, infine, tra piccoli pini sparsi su un pendio che piano piano spiana e ci porta alla conclusione della discesa. Ci rendiamo conto che sciare con tanti kg sulla schiena stanca e anche gli inconvenienti non mancano. Con il sole caldo e la
stanchezza che avanza, ripelliamo in direzione Remondino. Sarà una lunga salita che vedrà anche la rottura dell’attacco di uno sci di Xavier, ma la forza del team mantiene alta la determinazione. Arriviamo. Qui si lavora di squadra e un tramonto arancione ci
accompagna verso l’ora di cena. Adesso che è tutto ok, possiamo cucinare le nostre buste semi pronte per un menù improvvisato.

L’ invernale del Remondino è un hotel 5 stelle, meno freddo e più accogliente. Mangiamo, ci facciamo un digestivo, esco a vedere una stellata spettacolare al cospetto dell’Argentera e della Madre di Dio e via nei sacchi a pelo, domani ci aspetta un lungo trasferimento, ma anche una cena pronta e un letto al
caldo .

DAY 3

Sù in questo paradiso con il bel tempo ogni mattina è un emozione, esco con la macchina fotografica, meno 4 gradi, l’arancione sulle montagne a ovest. Il sole ci farà compagnia anche oggi come da previsioni.

Oggi passeremo gran parte della giornata in territorio francese, nel parco del Mercantour . Dopo la colazione ricompattiamo tutti gli zaini, gli scarponi umidi non asciugano e infilarli è sempre un patimento. Pronti via, direzione Ghilliè per traversi da coltelli, discese su neve molto croccante e dura, e risalita alla vetta. Appena arriviamo al sole piacevolmente ci riscaldiamo.

Non è la prima volta per me sulla Ghilliè, per loro si, ammirano con splendore la vastità del panorama, il Monviso in lontananza , sotto a est il lago del Chiotas con il Rif. Genova. Più a destra il maestoso Gelas, pensare che domani – in teoria – saremo là sulla vetta ci fa emozionare. Bene, ora, super gasati, scendiamo verso il Rif. Cougurde, nessuno l’aveva mai fatto quel versante con gli sci ed è veramente una figata pazzesca. Una discesa in un largo vallone sembra uno scivolo gigante. Poi a un certo punto, con attenzione, dobbiamo deviare verso sinistra per andare al rifugio, tra abeti e poca neve. Ragazzi se progettate questo itinerario sappiate che il Cougurde è uno spettacolo !

L’invernale ha la stufa e fuori ci sarebbe legna per diverse notti, sembra una di quelle baite in British Columbia o Alaska tutta i legno, tra abeti in una conca con ruscelli. Bellissimo ! Peccato non passare la notte qui, e neanche troppo tempo. Breve pausa e dobbiamo ripartire perché ci aspettano ancora una salita e una discesa.
Next step: Pas de Ladres, sembra lontanissimo, testa bassa e grinta. Arriviamo anche là!

Ora abbiamo solo voglia di birra, ce la sogniamo, e siamo praticamente senza acqua da 2 ore. Via via giù con le prime luci del tramonto verso rif. Madone de Fenetre, la neve è ancora piacevole fin dove c’è, perdiamo quota e la neve svanisce. Ci toccano 20 min a piedi. La birra ce la siamo guadagnata! L’accoglienza del rifugista è impeccabile perchè capisce subito che la sete e tanta: volano pronte 3 birre che bruciamo seduti a godere degli ultimi raggi del sole che scompare dietro alle sagome di quelle montagne che non conosco. Un buon minestrone per cena (più carne e dolce), tutto perfetto, quell’abbondanza che serviva. Ridiamo, scherziamo, ci raccontiamo storie con gli altri ospiti, sorseggiando il genepy che piano piano fa avvicinare tutti al letto.

DAY 4

Sveglia all’alba e colazione pronta, che bella cosa!
In serata avevamo confrontato le informazioni sull’itinerario che avremmo dovuto affrontare il giorno seguente con il rifugista, erano in linea con quello che sapevamo. Itinerario di facile individuazione, ci sarebbe stata da prestare attenzione dal canale degli italiani alla Vetta del Gelas.
Partiamo ancora con il buio, consapevoli che la discesa finale verso il Pian del Rasur sarebbe stata inizialmente non complessa, ma poi nella parte bassa di difficile lettura e quindi farlo al buio sarebbe stato molto pericoloso.

Le energie acquisite la sera prima in rifugio le percepiamo, abbiamo un ottimo passo e ci ritroviamo sul Balcone di Gelas di buon ora. Scarichiamo gli zaini, ci prendiamo solo il necessario e andiamo all’attacco del canale, gradinato dal passaggio della gente del giorno prima non è difficile, seppure ripido. Difficile invece la parte di misto verso la punta perché il sole caldo e l’esposizione rendono molto delicato quel tratto esposto.

Per questioni di feeling con la situazione ho raggiunto la vetta da solo, emozionato, con quella sensazione di chiuso in gola perché era per me la prima volta sul Gelas in invernale. Riprendo fiato a bocconi, scatto foto e mi godo quel momento. Poi torno con cautela verso il basso dai soci che piano piano li vedevo godersi quei pendii sul balcone di Gelas.

Da li ricompattiamo gli zaini e scendiamo nella conca del Lac Long, da lì ripellata per una parte e poi sci attaccati agli zaini, ramponi ai piedi a spendere le ultime energie nel canale verso il Lagarot della Maledia. Parte un abbraccio di gruppo: ultima discesa e porteremo a casa questa avventura. Il sole inizia a scendere, meglio partire perché ci aspettano circa 2000 m di D- , anche se la più bella farina l’abbiamo trovata proprio in questa discesa !

E’ stato tutto pazzesco, al tramonto e con la farina di poco sotto il ginocchio.
Gli ultimi 200-300 metri li abbiamo ravanati tutti, ma di quel “ravanage” fatto bene. In 4 giorni per non farci mancare nulla, volevi non inserirci almeno 1 ora e mezza di fatica stressante con il buio che avanza?
Non c’è una linea pulita di discesa, una volta arrivati sulla traccia del sentiero estivo, alla sinistra orografica si arriva all’altezza di una una gola rocciosa stretta impossibile da scendere che separa la parte alta dalla parte bassa, si tiene quindi la sponda sinistra e con un passaggio esposto si raggiunge un ripido prato. Si scende e ci si
infila tra alberi e balze di rocce che fan da ostacolo, ma con cautela arriviamo al Pian del Rasur.

Arrivati lì ci guardiamo indietro, siamo stati bravi. Non era proprio facile uscirne, ma pare esser proprio l’unica via di uscita! Mio zio, Livio Mondino, al quale avevo chiesto qualche informazione essendo lui un veterano dello scialpinismo, mi aveva anticipato che sarebbe stata tosta quell’ultima parte, perché non si trova appunto facilmente il passaggio.
Ora ci attendono un po’ di km di leggere discese e tratti a piedi poi finalmente arriviamo al buio alla macchina, cotti.
È andato tutto bene. Lì realizziamo che ce l’abbiamo fatta. Ci scambiamo i complimenti, ridiamo, ma poi ecco la sorpresa finale: la multa da parte di un guardia parco, per aver oltrepassato la transenna (nonostante il permesso comunale), la prendiamo sul ridere , risolveremo anche quello!
Un grazie va a Xavier e Lollo per aver condiviso con me questa esperienza che ci ha insegnato tanto, perché la montagna ha sempre qualche lezione da darti.


La montagna è dura, lei ti mette di fronte a dei limiti, ai tuoi limiti. I suoi insegnamenti ti preparano meglio alla prossima avventura. Se alzi l’asticella, lei ti mette sotto stress. Se hai fame, lei ti invoglia a sognare nuove dure sfide. Ti mette a nudo di fronte alla sua grandezza. Se la ami e la rispetti, ti regala i momenti più puri, se impari a far un passo indietro nel momento giusto, godrai di lei più a lungo. I suoi panorami e gli attimi passati con lei te li porterai sempre dietro, come uno zaino sulle spalle. Momenti vissuti ad alta intensità, ricordi che non svaniranno mai, scolpiti dentro di noi come incisioni su una roccia.

Autore: Alessandro Aime (Sbiru)
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Pubblicato da Le mie Strade di Cuneo e Provincia

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