Il Colle di Casotto, un sogno dimenticato

Pensavo che la domanda “Qual è il tuo posto del cuore?” avesse una risposta scontata almeno per chi ha sempre vissuto nello stesso paese di provincia eppure è ancora orgoglioso di chiamarlo “casa”.

Mi sbagliavo.

Prima di tutto anche un piccolo paese è fatto di tanti luoghi e quasi tutti nel corso di una vita hanno avuto un significato, sono legati a un ricordo, felice o triste, ma comunque importante.

Poi, nel tempo, anche i posti che all’inizio non sentivi “casa”, lo sono diventanti e hanno assunto un valore particolare.

Però c’è un posto che ha uno spazio speciale nel mio cuore e lo ha perché è per me un’utopia e in qualche modo rappresenta quello in cui credo.

Il colle ci Casotto è stato il sogno dell’Ing. Pietrafraccia, un ambizioso imprenditore genovese che negli anni sessanta ha iniziato la costruzione delle prime strutture e dei primi impianti di risalita di quello che sarebbe diventato poi “Garessio 2000“.

Ora di quella vecchia aspirazione non rimane più quasi nulla. Il complesso residenziale che negli anni ottanta ospitava la pista di pattinaggio, la discoteca, una piscina e svariati negozi è in uno stato di semi abbandono e gli impianti sono ormai sostanzialmente in disuso.

Eppure la vecchia “Valle dei castori” ha tanto da offrire ed è ancora l’utopia di chi crede nel recupero e nella riqualificazione delle aree montane che chiama “casa”, di chi crede nelle proprie radici.

Certo non è tra le mete classiche del cuneese, è situato a 13 km dal centro di Garessio, 37 km da Mondovì e a 62 km da Cuneo, quasi all’estremo confine con la Liguria, però anche se dalle cime già si vede il mare, è ancora profondamente montagna.

Sono tante le attività che si possono praticare.

Lo snodo centrale raggiungibile dal colle di casotto è il Monte Berlino (che è stato ed è ancora anche l’arrivo della seggiovia).

La “cima” collega il Colle a Valdinferno un’antica frazione del Comune di Garessio.

Proseguendo oltre si arriva invece ai monti Mussiglione e Mongrosso e dopo (è necessario percorrere una ripida ma breve discesa e risalire il versante opposto) al Monte Antoroto.

Le mete sono raggiungibili anche in inverno con gli sci d’alpinismo e in parte (l’Antoroto non è ciclabile) sono adatte ad essere percorse con mountainbike ed ebike essendo le stesse attraversate da una strada sterrata a servizio dei pascoli della zona.

Il territorio, al netto degli “scheletri” dei vecchi impianti e della strada che comunque occupano solo una minima parte del territorio in realtà “immenso”, è selvaggio e completamente incontaminato.

Diversamente da ciò che può capitare nelle mete più classiche, difficilmente troverete sovraffolamento.

Sul versante che scende oltre il Monte Mussiglione si apre la Valcasotto, oltre le distese erbose e la faggeta si trova l’omonimo borgo dove c’è la possibilità di approfittare di una sosta culinaria al ristorante la Locanda del Mulino o di una sosta culturale è infatti visitabile il Castello di Casotto dimora di caccia del Re d’Italia.

Gli itinerari possibili sono infiniti.

In inverno la domenica sul “colle” è la tradizionale occasione di aggregazione garessina. Lo è stata per tramite dello sci da discesa prima e lo è con lo sci alpinismo adesso.

Quando la neve va via invece è diverso, è una birra e un panino al tramonto è una lunga o corta escursione la domenica di sole.

Questa è, senza dubbio, la mia idea di “posto del cuore”: le radici da cui partire e un sogno in cui credere per sempre.

Pubblicato da Le mie Strade di Cuneo e Provincia

Cuneo e Provincia sono fatte di tanti piccoli luoghi.

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